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Numeri Allarmanti E Previsioni Preoccupanti Per Il 2024

Benvenuti al nostro ultimo post sul blog dello Studio Tributario Manetti , ( Massimo Manetti Tributarista e anche uno dei soci dello studio Manetti Consulting ) Siamo lieti di condividere con voi le ultime novità e approfondimenti nel mondo della fiscalità. In un panorama in continua evoluzione, il nostro obiettivo è fornire informazioni chiare e aggiornate per aiutare voi e la vostra attività a navigare nel labirinto delle leggi fiscali. In questo articolo, esploreremo cosa è successo alle imprese Italiane nel 2023, quante aziende sono chiuse, quanti posti di lavoro sono stati persi, e soprattutto cosa succederà nel 2024, un tema di grande rilevanza che ha importanti implicazioni nelle imprese italiane, per scoprire di più e non esitate a contattarci per qualsiasi domanda o chiarimento.

2023: UN ANNO NERO PER LE IMPRESE ITALIANE

Il 2023 è stato un anno da dimenticare per le imprese italiane. I dati parlano chiaro:

  • 357.284 aziende hanno chiuso i battenti: un aumento del 5,2% rispetto al 2022, con una media di oltre 1.285 aziende che chiudono ogni giorno lavorativo.
  • 2.070 fallimenti: segno tangibile delle difficoltà finanziarie e operative che molte imprese hanno dovuto affrontare.
  • 11.000 liquidazioni volontarie: indice di un malessere diffuso che spinge gli imprenditori a gettare la spugna.

UN FENOMENO EUROPEO, CON L’ITALIA IN PRIMA LINEA

L’Italia non è l’unico paese ad aver subito questa emorragia di aziende. In tutta l’Unione Europea si è registrato un aumento significativo dei fallimenti, con punte del 40,8% in Ungheria e del 24,6% in Estonia. Tuttavia, il nostro paese si posiziona nella media europea, con un incremento del 5,2%, contro il -23,6% della Croazia e il -15,9% della Danimarca.

2024: LE PREVISIONI NON SONO ROSEE

Purtroppo, le previsioni per il 2024 non sono rosee. Gli analisti prevedono un aumento delle chiusure aziendali, con stime che oscillano tra il 15% e il 20%. I settori più a rischio sono quelli manifatturieri e del commercio, mentre le piccole e medie imprese, con risorse finanziarie più limitate, potrebbero essere le più vulnerabili.

FATTORI DI RISCHIO: L’INFLAZIONE, LA GUERRA E L’INCERTEZZA

Tra i principali fattori di rischio che pesano sulle aziende figurano:

  • L’inflazione: l’aumento dei costi di produzione erode i profitti e mette a dura prova la tenuta finanziaria delle imprese.
  • I tassi di interesse: l’aumento del costo del credito rende più difficile l’accesso al finanziamento per le aziende.
  • La guerra in Ucraina: l’incertezza economica e le disrupzioni delle catene di approvvigionamento aggravano la situazione.
  • Il rallentamento economico: la diminuzione della domanda di beni e servizi pesa sui fatturati aziendali.

IN ITALIA, IL RISCHIO CHIUSURA PER LE PMI È DELL’8,5%

Secondo Cerved, il rischio di chiusura per le PMI italiane nel biennio 2024-2025 è dell’8,5%, con un aumento delle chiusure già nel 2023 del 33,3%. L’industria italiana stima un calo dei ricavi del -9% nel 2024, con un impatto pesante sul settore manifatturiero.

Cosa fare?

Evitare un nuovo anno nero per le imprese italiane richiederà un impegno da parte di tutti gli attori in gioco:

  • Governo: misure di sostegno concrete per le aziende in difficoltà, come aiuti finanziari, consulenze e semplificazioni burocratiche.
  • Istituzioni europee: interventi mirati a livello europeo per contrastare l’inflazione, sostenere la crescita e garantire la stabilità economica.
  • Aziende: maggiore flessibilità e capacità di adattamento ai nuovi scenari, puntando sull’innovazione e sulla digitalizzazione.

IN CONCLUSIONE

La situazione delle imprese italiane è critica e richiede un’azione immediata e decisa. Solo con un impegno congiunto si potrà scongiurare un nuovo anno di chiusure e licenziamenti, salvaguardando il tessuto produttivo e l’occupazione nel nostro paese, le imprese devono avere un maggiore controllo sui propri bilanci, fare delle simulazioni con cadenza mensile del proprio bilancio, avere un professionista accanto che posso monitorare insieme all’amministratore e i suoi manager ogni minima oscillazione del risultato d’esercizio provvisorio.

E impensabile che si possa avere una contabilità, e verificare un provvisorio con un ritardo di mesi.

La situazione delle imprese italiane è stata tutt’altro che rosea nel 2023, con numeri che richiedono attenzione e riflessione. Vediamo cosa è accaduto e cosa possiamo aspettarci per il 2024.

  1. Chiusure aziendali nel 2023: Nel 2023, ben 357.284 aziende hanno chiuso i loro cancelli in Italia. Questo dato rappresenta un aumento del 5,2% rispetto all’anno precedente. In altre parole, ogni giorno, oltre 31.000 aziende hanno cessato la loro attività, con conseguenze significative per l’economia e l’occupazione.
  2. Fallimenti aziendali: Nel 20232.070 aziende italiane sono fallite. Questo numero riflette le difficoltà finanziarie e operative che molte imprese stanno affrontando. Le ragioni possono variare, ma fattori come l’aumento dei tassi di interesse, i rincari delle materie prime e il rallentamento dell’economia globale hanno contribuito a questa situazione.
  3. Liquidazioni in bonis: Oltre ai fallimenti, sono state registrate 11.000 liquidazioni in bonis nel 2023. Questo termine si riferisce alle chiusure volontarie delle imprese, spesso dovute a difficoltà finanziarie o strategiche. Anche queste cifre sono significative e richiedono una riflessione approfondita.
  4. Impatto mensile: Considerando che ci sono circa 22 giorni lavorativi in un mese, possiamo calcolare che nel 2023, in media, 1.285 aziende hanno tirato giù la loro saracinesca ogni giorno lavorativo. Questo è un numero impressionante e dovrebbe farci riflettere sulle sfide che le imprese affrontano QUOTIDIANAMENTE.

 COSA SUCCEDE NEGLI ALTRI STATI DELL’UNIONE EUROPEA:

Nel 2023, l’Unione Europea ha assistito ad un incremento significativo delle dichiarazioni di fallimento delle imprese. Ecco alcuni dettagli sugli stati:

  • Ungheria: Ha registrato un aumento dei fallimenti particolarmente elevato, con un incremento del 40,8%1.
  • Estonia: Ha registrato un aumento dei fallimenti molto negativo, con un incremento del 24,6%1.
  • Francia: La crisi è stata più contenuta con un incremento dei fallimenti del 4,6%1.
  • Italia : Ha registrato un incremento dei fallimenti del 5,2%1
  • Croazia: Le imprese hanno registrato un calo dei fallimenti del -23,6%1.
  • Danimarca: Ha registrato un calo dei fallimenti del -15,9%1.
  • Bulgaria: Ha registrato un calo dei fallimenti del -14,3%1.
  • Polonia: Ha registrato un calo dei fallimenti del -9,1%1

STIMIAMO IL NUMERO DI LAVORATORI LICENZIATI NEL 2023 IN ITALIA

Determinare il numero preciso è complesso per via delle Fonti disaggregate: INPS, sindacati e associazioni di categoria forniscono dati parziali con metodologie differenti.

Stime approssimative, ci dicono che:

  • Collettiva.it: Oltre 160 vertenze per licenziamenti collettivi nel 2023, riguardanti più di 10.000 lavoratori (solo una porzione).
  • INPS: Circa 220.000 cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato per “cessazione di attività, riduzione di personale o licenziamento collettivo” nel 2023 (non tutti i casi riguardano chiusure d’azienda).

Secondo alcune stime, i licenziamenti potrebbero essere arrivati anche a un milione

COSA CI DOBBIAMO ASPETTARE PER IL 2024

Prevedere il numero preciso di aziende che chiuderanno nel 2024 a causa della crisi è complesso e soggetto a variabili:

  • Scenario economico incerto: L’andamento della crisi, influenzato da fattori geopolitici, energetici e monetari, può determinare un numero variabile di chiusure.
  • Settori più a rischio: Alcune industrie, come quelle manifatturiere e del commercio, potrebbero essere più colpite rispetto ad altre.
  • Dimensione aziendale: Le piccole e medie imprese, spesso con minori risorse finanziarie, potrebbero essere più vulnerabili.

Tuttavia, alcune previsioni offrono un’idea generale:

  • Studio Manetti Consulting: Prevede un aumento del 20% delle chiusure aziendali nel 2024 rispetto al 2023,
  • PwC: Ipotizza un aumento simile, con un 18% in più di fallimenti negli USA.

Fattori di rischio:

  • Inflazione: Aumento dei costi di produzione e riduzione dei profitti.
  • Tassi di interesse: Aumento del costo del credito per le aziende.
  • Guerra in Ucraina: Incertezza economica e disrupzioni delle catene di approvvigionamento.
  • Rallentamento economico: Diminuzione della domanda di beni e servizi.

IL DEBITO FISCALE DELLE IMPRESE ITALIANE: UN FARDELLO PESANTE

Il debito fiscale delle imprese italiane è un problema di notevoli dimensioni. Si stima che, alla fine del 2023, ammontasse a circa 1.200 miliardi di euro, pari al 60% del PIL.

Si tratta di un dato allarmante che rappresenta un ostacolo significativo alla crescita e alla competitività delle imprese italiane.

Le cause del problema

Le cause del debito fiscale delle imprese italiane sono diverse e complesse. Tra le principali possiamo individuare:

  • L’evasione fiscale: un fenomeno ancora diffuso in Italia, che sottrae alle casse dello Stato ingenti risorse.
  • La complessità del sistema fiscale: le troppe norme e adempimenti burocratici rendono difficile per le imprese rispettare correttamente gli obblighi fiscali.
  • La crisi economica: la recessione degli ultimi anni ha portato a una diminuzione dei profitti aziendali, rendendo più difficile per le imprese pagare le tasse.

Le conseguenze del debito fiscale

Il debito fiscale ha diverse conseguenze negative per le imprese, tra cui:

  • Maggiori costi: le imprese indebitate con il fisco sono costrette a pagare interessi e sanzioni, che erodono i loro profitti.
  • Rischio di insolvenza: le imprese con un elevato debito fiscale sono più a rischio di fallimento.
  • Difficoltà di accesso al credito: le banche sono più restie a concedere prestiti alle imprese con un debito fiscale elevato.

Cosa si può fare per ridurre il debito fiscale

Per ridurre il debito fiscale delle imprese italiane è necessario un intervento a più livelli:

  • Governo: deve semplificare il sistema fiscale e contrastare l’evasione fiscale con misure più efficaci.
  • Imprese: devono migliorare la propria gestione fiscale, utilizzando strumenti di controllo e monitoraggio più efficaci.
  • Istituzioni: possono favorire la collaborazione tra imprese e fisco per trovare soluzioni condivise ai problemi del debito fiscale.

In conclusione

Il debito fiscale delle imprese italiane è un problema serio che richiede un impegno da parte di tutti gli attori in gioco. Ridurre il debito fiscale è fondamentale per creare un clima economico più favorevole alle imprese e per favorire la crescita del paese.

Rag. Dott. Massimo Manetti

 Tributarista Iscrizione 302 A.T.I Tributarista Qualificato Alla legge n.4  del  14/01/2013

Iscrizione Registro Tributaristi Certificati con accreditamento Accredia a norma UNI 11511:2013 di cui al nr 244 dell’elenco FAC

 

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